Buon compleanno Maestro!
Grazie, sempre grazie per le emozioni che continui a regalarci, per la gioia che la tua musica ci infonde, per l’esempio di laboriosità e amore per la cultura, che ci hai trasmesso, per la tua grande generosità che ha permesso a tante persone di essere curate e trascorrere una serena e dignitosa vecchiaia. Sei sempre tra di noi, il tuo teatro è immortale, il ricordo della tua vita e delle tue opere è sempre vivo, e il messaggio contenuto nei tuoi capolavori è più moderno che mai! Iniziare questo percorso di omaggio al Maestro con l’ascolto del “Va pensiero” potrebbe sembrare scontato o retorico, ma si tratta di un capolavoro di tutti i tempi, e come tutti i capolavori si rivela ogni volta in modo inaspettato, sorprendendoci e trascinando la nostra sensibilità in un bellissimo universo fatto di suoni infiniti e celestiali, che solo la voce umana è capace di produrre.
Ascoltiamolo ancora una volta!
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce a Roncole di Busseto, nel Ducato di Parma, il 10 ottobre 1813 da Luigia Uttini e Carlo Verdi.Il 12 ottobre Carlo si presenta allo sportello dell’anagrafe comunale per dichiarare l’avvenuta nascita. Paradossalmente l’atto di nascita del più grande compositore italiano viene redatto in lingua francese, essendo allora la regione sotto la sovranità francese.Carlo alterna al lavoro dei campi la gestione di una piccola osteria, Luigia fa la filatrice. Giuseppe fin da bambino è attratto dalla musica che ascolta in chiesa:rapito dal suono dell’organo, mentre serve la Messa come chierichetto, il piccolo Verdi non risponde alle richieste del parroco e riceve un calcione! Rialzatosi, sbotta contro il prete «Dio t’manda na sajeta!» Leggenda vuole che a distanza di quindici anni un fulmine cadrà su una chiesa nelle vicinanze, e il prete morirà! Prende lezioni di musica dal buon don Pietro Baistrocchi, l'organista della chiesa, che immediatamente si accorge del suo talento. Anche suo padre Carlo se n’è accorto, tanto che decide di regalargli una vecchia spinetta. |
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Il ragazzo si esercita con passione e impegno, anche se le condizioni dello strumento lasciano a desiderare.Realizzata probabilmente attorno al 1560, è il primo strumento su cui si esercita il giovane Verdi e viene restaurata nel 1821 da Stefano Cavalletti, come si ricava dalla scritta ad inchiostro che compare sulla superficie inferiore della leva del tasto più acuto: “Da me Stefano Cavalletti fu fato di nuovo questi saltarelli e impenati a corame e vi adatai la pedagliera che ci ho regalato; come anche gratuitamente ci ho fato di nuovo li detti saltarelli, vedendo la buona disposizione che il giovanetto Giuseppe Verdi di imparare a suonare questo strumento, che questo mi basta per essere del tutto sodisfato. Anno domini 1821”. Toccante la generosità dell’accordatore, che aveva intuito perfettamente la grandezza del talento del piccolo Verdi! |
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Gli studi musicali proseguono in maniera irregolare fino a quando Antonio Barezzi, commerciante, amante della musica e presidente della locale Filarmonica, affezionato alla famiglia Verdi e al piccolo Giuseppe, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari. Non si dà per vinto e grazie a una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto e all’aiuto economico di Barezzi, comincia a frequentare il mondo della Scala prendendo lezioni private dal cembalista Vincenzo Lavigna e assistendo alle rappresentazioni delle opere dei contemporanei Bellini e Donizetti. Nel 1836 rientra a Busseto da vincitore del concorso per Maestro di musica del Comune, posto resosi disponibile dopo la morte del Maestro Provesi.Lo stesso anno sposa la figlia del suo benefattore, Margherita Barezzi, da cui ha due figli: Virginia e Icilio. Il lavoro sicuro e lo stipendio fisso si rivelano però d'intralcio al sogno milanese, così Verdi decide di lasciare tutto e di tornare a Milano, questa volta con la famiglia. Del 1839 è la rappresentazione al Teatro alla Scala della sua prima opera, Oberto Conte di San Bonifacio, che riscuote un discreto successo, offuscato irrimediabilmente dalla morte dei figli e poi di Margherita, a cui Verdi era legato da un profondo affetto.In quei giorni così tristi il Maestro porta a compimento la commissione per un’opera comica, Un giorno di regno, che si rivela un clamoroso fiasco. Piombato in una profonda depressione, Verdi dichiara che non avrebbe mai più composto musica. |
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Cambierà idea grazie ad un libretto che l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, gli fa leggere: il Nabucco. I Lombardi alla prima crociata (1843) è un altro successo, duramente censurato dal governo austriaco poiché, con il Nabucco, era stato rivisitato in chiave patriottica dagli italiani. E poi Ernani (1844), I due foscari (1844), Macbeth (1847), I Masnadieri (1847), Luisa Miller (1849), La battaglia di Legnano (1849), Stiffelio (1950).In questo periodo si consolida la sua discussa relazione con Giuseppina Strepponi.Dopo Giovanna d’Arco (1845), Verdi si allontana dalla Scala e da Milano e si stabilisce a Parigi.Per l’Opéra trasforma I lombardi in Jérusalem (1847) confrontandosi con le esigenze ma anche con gli imponenti mezzi del grand opéra francese. |
La trilogia popolare |
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Solo nel 1849 torna a Busseto insieme a Giuseppina. Molte le voci malevole su questa relazione: l’ambiente chiuso e bigotto della piccola città non tollera che la soprano avesse avuto due figli da una precedente relazione. La convivenza viene ufficializzata con il matrimonio nel 1859.Nel 1851 è finalmente pronta la villa di Sant’Agata a Villanova d’Arda, dove Verdi e Giuseppina si trasferiscono definitivamente: una dimora circondata da un grande parco, curato da Verdi stesso. Con i successivi acquisti la tenuta terriera conta quasi mille ettari, e Verdi si dichiarerà “agricoltore” nel primo censimento del Regno d’Italia.In questi anni, nella calma della pianura padana, Verdi scrive la trilogia popolare: Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), e La Traviata (1853). Ottiene un successo clamoroso. |
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IL TROVATORE
BELLA FIGLIA DELL'AMORE
LA DONNA E' MOBILE
DI QUELLA PIRA
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Negli anni successivi vedono la luce altri capolavori come I vespri siciliani (1855), Simon Boccanegra (1857) e Un ballo in maschera (1859).Nel 1861 Verdi si sente chiamato all'impegno politico, sollecitato da Cavour. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore. In questi anni compone La forza del destino (1862), nel 1865 riscrive Macbeth per il teatro francese e, sempre per l’Opéra, compone il Don Carlos (1867). Nel 1862 compone, per l'Esposizione Universale di Londra, l'Inno delle Nazioni, su testo di Arrigo Boito.Con Aida (1871), voluta da Ismail Pascià come opera "nazionale" egiziana, Verdi rilegge in chiave italiana le esigenze spettacolari del grand opéra. |
MARCIA TRIONFALE E BALLETTO
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La Messa da requiem è scritta e pensata nel 1873 come celebrazione per la morte di Alessandro Manzoni. Nel 1869 la seconda versione de La forza del destino segna il ritorno alla Scala, da cui Verdi non si allontanerà più.Stringe un’intensa amicizia con Teresa Stolz, la prima e grande interprete dell’Aida, che convivrà addirittura con i coniugi Verdi a S. Agata. Verdi trova anche il modo e il tempo di dedicarsi a chi ha più bisogno: nel 1888 inaugura un ospedale a Villanova D’Arda, da lui interamente finanziatoNel 1880 compra il terreno per costruire quella che ancora oggi è la Casa di Riposo per musicisti, definita da lui stesso la sua "opera più bella", terminata nel 1899. |
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Le ultime opere |
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Le ultime opere del Maestro sono due capolavori shakespeariani: nel 1887, all'età di ottant'anni, scrive Otello, nel 1893 dà l’addio al teatro con la sua unica opera comica, il Falstaff. Quattro anni dopo muore Giuseppina Strepponi.Nella tarda maturità compone quattro pezzi sacri pubblicati nel 1898: Stabat Mater, Laudi alla Vergine e Te Deum. E' al “Grand Hotel et De Milan”, in un appartamento dove era solito alloggiare durante l'inverno. Colto da malore spira dopo sei giorni di agonia, giorni in cui le strade di Milano sono state cosparse di paglia perché il rumore degli zoccoli dei cavalli non disturbi gli ultimi giorni del Maestro. I suoi funerali si svolgono in modo semplice, come aveva chiesto, senza sfarzo né musica, semplici come era sempre stata la sua vita. Una folla silenziosa segue il feretro. Un mese dopo i corpi di Verdi e della Strepponi vengono portati alla Casa di Riposo per Musicisti. Arturo Toscanini in testa all’orchestra della Scala e ad un coro di ottocento persone disposte sulla gradinata, intona il “Va pensiero” del Nabucco, l'addio dell'Italia intera al Cigno di Busseto. |
Commenti
così calda un momento di vera musica e bel canto, anche se ho a disposizione tanti cd o dvd di musica classica e lirica poterla ascoltare sfogliando un blog di cucina è il massimo. Sono cresciuta a pane e musica lirica perchè mio papà è un'appassionato di lirica e in particolare del grande Giuseppe Verdi. Ascoltare e vedere il va pensiero diretto da m. Muti è bellissimo, i suoi sguardi sono incredibili, coinvolgenti che altro aggiungere se non unici.
Un abbraccio.
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