Il numero 9 della rivista Psiche Arte e Società contiene il mio primo articolo scritto per il Centro Studi:
Sociologia e Fenomenologia dell’alimentazione.
Questo volumetto contiene la mia prima pubblicazione “seria” per la rivista “Psiche Arte e Società”. La pubblicazione è di ottobre 2018.
Non è più disponibile purtroppo. Forse in futuro potrò pubblicarlo di nuovo in diversa forma.
Vi presento un piccolo estratto, l’introduzione.
“Basta accendere la TV o collegarsi a qualsiasi social, per essere sommersi da trasmissioni sul cibo, gare tra dilettanti o professionisti del settore, immagini accattivanti proposte da foodblogger più o meno famosi. Come si spiega questa ossessione per il cibo e la corsa alla ricetta più gustosa e originale? Le statistiche sui consumi sembrano contraddire questa tendenza: a fronte di un aumento esponenziale di trasmissioni, ricette e articoli su cibo e alimentazione in generale, corrisponde una sempre crescente domanda di cibo pronto, da asporto, addirittura consegnato a domicilio. Apparentemente apprezziamo la cucina di casa, con prodotti genuini e a chilometro zero; in realtà gli impegni della quotidianità ci inducono a provvedere in modo sbrigativo e superficiale al nostro fabbisogno energetico giornaliero. E il desiderio di mangiare sano, di dedicare tempo alla cucina, di preparare pietanze curate e ben presentate, si rifugia in giornali e TV, appagato dalla spettacolarizzazione del fenomeno che i media ci impongono prepotentemente. In conclusione, predichiamo bene e razzoliamo male!
Sembra che l’argomento cibo sia divenuto un cult, come moda e design, a prescindere dall’utilizzo che se ne faccia. Tutti se ne intendono ormai, tutti leggono e si informano, seguono i molteplici Masterchef nelle varie forme e riproposizioni, con annessi pianti disperati o esagerate esultazioni di gioia. L’assegnazione delle stelle Michelin induce a pensare alle stelle del cinema, e gli chef stellati si atteggiano a Star cinematografiche, incarnandone però anche le nevrosi. Iniziamo con due Splendidi Soli di questo immenso firmamento culinario, la cui luce abbagliante offusca tutto il resto: Gualtiero Marchesi e Paul Bocuse. Non sono più tra noi, ma il loro insegnamento sarà per sempre.”