NOTE DI GUSTO AL CAFFÈ FLORIAN

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È un sabato di fine maggio, il cielo è coperto e ogni tanto la pioggia ci sorprende mentre passeggiamo tra calli e campielli sempre affollati, fermandoci ogni tanto per ammirare gli originali e preziosi manufatti dell’artigianato veneto. Ma Venezia è sempre meravigliosa, anzi assume colori particolari con la pioggia. Venezia va vissuta in tutte le sue sfumature ed espressioni, al pari delle maschere del teatro antico che interpretano i diversi caratteri della natura umana. Venezia è stupenda nella versione chiara e luminosa delle belle giornate di sole, affascinante e misteriosa con le note più grigie e malinconiche, messe in risalto dal cielo coperto da nuvole e dalla pioggia che, come un velo leggero, sfuma i contorni del paesaggio.

I gondolieri sono sempre lì, con le loro sinuose gondole barocche, tutte adornate di decori dorati e velluti porpora. Anche con la pioggerella insistente, attendono turisti avidi di bellezza.

Ci dirigiamo verso Piazza San Marco, perché un pensiero fisso mi assilla da quando ho messo piede in terra veneta: dove risiede il connubio perfetto tra la buona musica e il buon cibo?

Al Caffè Florian, dove il tempo si è fermato, dove è possibile gustare una ricca Coppa Melba (Miss Nellie Melba ne sarebbe lusingata), o sorseggiare un sublime Caffè del Doge, in un'atmosfera elegante e raffinata, dove ogni piccolo angolo racconta una storia, mentre si è avvolti dai ritmi di danza dell'instancabile orchestrina.

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Eh sì, il Caffè Florian mi ha attirato come una calamita, quando mi sono trovata in Veneto per la mia conferenza Note di gusto su musica e cibo, le mie più prepotenti passioni.

Siamo finalmente arrivati in Piazza San Marco. Le geometrie perfette dei portici delle Procuratie si ripetono ritmicamente lungo i tre lati della piazza. Ma non ci si può sbagliare: su uno dei lati, esattamente sotto le Procuratie Nuove, la gente affolla i numerosi tavoli del Caffè Florian. Ci sediamo anche noi e ordiniamo, accompagnati dalla piacevole musica dal vivo che perennemente rallegra gli avventori e i passanti.

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Mi faccio coraggio e chiedo di fotografare le eleganti salette interne; dopo un po’ arriva una signora molto distinta e raffinata che accoglie la mia richiesta e mi racconta ogni particolare della storia del Caffè Florian, senza tralasciare “gustosi” (è il caso di dirlo!) aneddoti che rendono il racconto più avvincente.

È la Signora Anna Rita Panebianco, una vera istituzione qui al Florian. Una coincidenza felice e fortunata la mia, perché sono stata la privilegiata ascoltatrice, da una fonte autorevole, della storia di questo meraviglioso antico locale, all'inizio Alla Venezia Trionfante, e del suo mitico fondatore Floriano Francesconi.

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Il Florian è il Caffè più antico d’Italia, ma anche il più affascinante, perché esprime quello spirito autentico, unico al mondo, che caratterizza la Serenissima. Un salotto dove si sono fermati i più grandi personaggi della storia e della cultura, durante gli oltre trecento anni di vita dalla sua apertura, da quel fatidico 29 dicembre del 1720 quando Floriano Francesconi inaugurò Alla Venezia Trionfante. Sarebbe troppo lungo elencare gli avventori illustri del Florian in oltre tre secoli di storia, ma è lecito supporre che le celebrità di ogni tempo e provenienti da ogni luogo, che hanno visitato Venezia una o più volte nella vita, abbiano messo piede al Florian. Se siete curiosi vi rimando alla pagina del sito ufficiale, che racconta ciò in modo dettagliato.

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Al Florian coesistono e convivono armoniosamente due anime: una aristocratica ed esclusiva, che riserva gli angoli più eleganti a frequentatori privilegiati, nobili veneziani, letterati, artisti; l’altra più spontanea e popolare, bonaria, carnevalesca e trasgressiva, gaudente e sensuale, che permette a gente comune di potersi sedere accanto a grandi personalità della cultura o divi del cinema e del teatro. È l’anima di Floriano Francesconi, la più genuina, quella che apre le porte a tutti e per tutti ha saggi consigli.

La denominazione Caffè allude ad un fenomeno molto diffuso ai tempi dell'Illuminismo: i Caffè erano i luoghi privilegiati del dibattito culturale e politico, luoghi dove le coscienze si “risvegliavano” grazie alla piacevole bevanda, che diveniva così il simbolo di un’epoca rivoluzionaria. Ricordiamo anche l’omonima rivista fondata da Pietro Verri, giustappunto pensata in chiave metaforica.

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Ma già nel XVII secolo era scoppiata la moda del caffè, con una grande fioritura di botteghe del caffè in tutta Europa. Nel 1684 fu inaugurata la prima bottega del caffè a Vienna, appena liberata dall’assedio turco, grazie all’utilizzo dei sacchi di caffè abbandonati dall’esercito ottomano in fuga. Zur blauen Flasche si chiamava, e vi si serviva caffè con latte e un po’ di miele, insieme ai kipfel, piccoli panini dolci a forma di mezzaluna, che esorcizzavano simbolicamente il nemico.

Il primo caffè parigino fu Le Procope, aperto nel 1686 dal siciliano Procopio Dei Coltelli, locale raffinato ed elegante. Re Sole gli assegnò l’esclusiva per forniture a corte di acque gelate, ovvero granite.

A fine ‘600 anche Londra fu testimone dell’apertura di uno dei più significativi caffè d’Europa, il Lloyd’s Coffee House, punto d’incontro di tutti quelli che si dedicavano al commercio in mare.

A Lipsia fu aperta la prima bottega del caffè nel 1685, anno di nascita di J. S. Bach. Il caffè Zimmermann divenne il più famoso luogo di aggregazione della città, grazie alla visionaria intraprendenza del proprietario, che decise di ospitare le esibizioni settimanali del Collegium Musicum (ensemble musicale diretto per un lungo periodo anche dal grande J. S. Bach), attirandosi le invidie degli storici rivenditori di birra. Per il Collegium Musicum Bach compose la famosa Cantata del Caffè.

Il Caffè Florian, col suo charme insuperabile, uno dei primi in Europa e il primo in Italia, è sicuramente il più originale e longevo tra questi primi locali europei, perché ha mantenuto le caratteristiche peculiari impresse dal suo creatore Floriano Francesconi. Fondato il 29 dicembre 1720 con il nome di Alla Venezia Trionfante, fu subito rinominato dai Veneziani, che dicevano semplicemente “andémo da Floriàn”.

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L’aspetto attuale risale al 1858, lo si deve al restauro dell’architetto Ludovico Cadorin, che incaricò i migliori artisti e decoratori disponibili all’epoca. Anche in questo caso è necessario un approfondimento dal sito ufficiale, per conoscere meglio ognuna delle sei sale realizzate da Cadorin. Ma qui voglio riportare una chicca rivelatami dalla gentilissima e paziente Signora Anna Rita. Ammiriamo un particolare dell’arredo originale di metà ottocento, scoprendo una peculiarità dei tavolini in marmo di Carrara. Sono fissati al pavimento, ma possono girare per accompagnare la seduta delle signore, che all’epoca vestivano abiti assai voluminosi.

Il Florian ha vissuto in simbiosi con la città di Venezia, periodi di splendore e ricchezza, ma anche le insurrezioni e i moti rivoluzionari del ’48, che videro la città, per un breve periodo, di nuovo indipendente dall’Austria.

Il Caffè divenne luogo di incontro di patrioti come Tommaseo e Manin, e addirittura ospedale temporaneo per i patrioti feriti.

Chissà se Antonio Vivaldi e Carlo Goldoni si incontrarono mai al Caffè Florian. Ci piace immaginarlo, ed è anche molto probabile, visto che i due illustri veneziani collaborarono nella stesura della Griselda, opera lirica di Vivaldi su libretto di Goldoni, adattato da un precedente libretto di Apostolo Zeno. Interamente goldoniano è il dramma Aristide, pure musicato da Vivaldi.

Tra i tanti lavori teatrali di Goldoni un capolavoro assoluto è La Bottega del Caffè, vivace intermezzo del 1750 (purtroppo mai messo in musica, aggiungo io), in cui Goldoni si ispira proprio alla figura di Floriano Francesconi per delineare il positivo personaggio del caffettiere Ridolfo, schietto, generoso, saggio, sempre pronto ad aiutare tutti. Ridolfo incarna i valori positivi del buon borghese, è orgoglioso del suo lavoro e della sua reputazione di uomo onesto e generoso. Gli si contrappone Don Marzo, uomo maligno e pettegolo, che passa il suo tempo a seminare zizzania tra i mariti e le mogli e a indurre comportamenti immorali con la maldicenza.

In questo viaggio ci ha accompagnati la Signora Anna Rita Panebianco, che ringrazio immensamente per l’accoglienza, l’attenzione, la gentilezza, e per essersi prestata a guidarci con grande competenza e con la passione che questo luogo adduce.

Cari lettori, la prossima volta che visiterete Venezia non fatevi mancare una indimenticabile sosta al Florian!

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